L'AVVENTURA DEL PIAGGIO PEGNA P.C.7
Il massimo aerodinamico.
Fu proprio un'avventura per entrambi: quella dell'idroplano vero e propiro e quella del nostro Gruppo di modellisti. Avventura aero-nautica quella dell'aereo, in questo caso bisogna proprio scindere i due termini essendo il modello una specie di anfibio volante; una sfida tecnologica e stilistica quella tentata dall'Ing. Giovanni Pegna che, per la costruzione di un velivolo competitivo in vista della partecipazione alla Coppa Schneider del 1929 aveva adottato soluzioni innovative e stilisticamente aerodinamiche. I suoi principi guida furono l'eliminazione delle complicazioni meccaniche e la "finezza delle linee": tecnologia e stile proiettate al raggiungimento della massima velocità. Le linee affusolatissime, il naso allungato, l'eliminazione degli scarponi di galleggiamento e le esili dimensioni lo resero simile a una libellula elegantissima che avrebbe dovuto librarsi sull'acqua e schizzare nel cielo a tutta velocità quasi incarnando gli ideali della poesia futusrista. Soluzioni avvenieristiche, quasi impensabili all'epoca, un ideale che si slanciava al di là del possibile e che purtroppo superava di troppo i limiti imposti dalle disponibilità tecniche di quel momento.
L'anatroccolo che non volò.
Queste idee non furono ovviamente un fulmine a ciel sereno per l'ing. Pegna, ma frutto anche di esperienze precedenti con velivoli terrestri come il P.2 e idrovolanti più tradizionali, ma dalle linee sempre molto leggere ed eleganti, come il P.3; tuttavia, dopo qualche prova tecnica del pilota collaudatore Dal Molin, i problemi tecnici, mai risolti, unitamente al venir meno del sostegno dei produttori motoristici, portarono al ritiro dalla partecipazione alla Corsa Schneider e poi all'abbandono del progetto. Comunque sia, sta in questo suo romantico tentativo, come un Icaro che si è spinto troppo al di la del suo potere, l'attrazione imperscrutabile e fantastica che avvoplge il P.C. 7; una sfida all'inimmaginabile che se anche non si materializzò, conserva intatto tutto il fascino del coraggioso ardimento tecnico e stilistico e la forma eterea e azzurra come l'acqua e il cielo che doveva solcare.
L'avventura modellistica.
Anche il nostro Gruppo Modellistico ha rincorso metaforicamente il sogno del Piaggio Pegna P.C.7 quando, nel 2014, l'Ing, Aldo Scotti, responsabile dell'organizzazione a Crema della Mostra "IL PIU' VBELOCE DEL MONDO" , intitolata a Francesco Agello nella ricorrenza dell'80° anniversario del record di velocità ottenuto nel 1934 a bordo del mitico Macchi Castoldi MC 72, per tramite dell'allora Presidente del nostro Gruppo Modellistico Sorexina Sig. Stefano Merli, ci contattò per realizzare un modellino di scala piuttosto grande ed eventualmente diverso dal solito, diciamo originale e significativo anche dell'epoca in cui si collocava la mostra ove erano esposti anche oggetti e opere dell'arte futurista. Ricordo che aderii subito entusiasticamente all'idea (già il solo fatto che Francesco Agello fosse nato nel mio stesso paese d'origine , Casalpusterlengo, mi inorgogliva); interessai al progetto anche altri tre o quattro amici e soci e raccogliendo il consiglio dell'ing. Aldo ci orientammo sul Piaggio Pegna in argomento per via delle sue caratteristiche di innovatività avvenieristica che bene rappresentavano proprio l'atmosfera dell'epoca di quegli anni segnati dall'eccitamento per la velocità e dal mito dell'idrocorsa raffigurante, simile a una Ferrari del Cielo, un ideale di immaginario collettivo di eroismo meccanico.
Ci mettemo senza esitazioni all'opera e raccolti vario materiale iconografico e quei pochi disegni reperibili in rete, facemmo il nostro progetto per la realizzazione di un modello in scala 1:8 approssimativamente. Personalmente realizzai la struttura in legno a ordinate sul tipo del modellismo navale e poi rivestita in balsa e compensato aeronautico, di cui avevo reperito alcuni ultimi fogli in un negozio di aeromodellismo dinamico (chissà se lo fanno ancora?); così pure vennero realizzate le ali e altre parti, come le alette tipo aliscafo, sagomate in compensato. L'elica marina, cupolino, e il cruscotto sono stati realizzati in materiale plastico da Pierluigi; l'ogiva e l'elica anteriore sono state prodotte in legno col tornio da Enzo Poli; Gli amici Claudio e Pier Paolo hanno partecipato alla realizzazione di altri dettagli e alla verniciatura nel rosso tipico degli idrocorsa. A conti fatti poi tutti gli altri membri sono stati almeno coivolti dal momento che se ne parlava alle riunioni e si discuteva sul moddo di realizzarne le parti.
Fotogallery lavori in corso
Brevi cenni storico-tecnici sul Piaggio Pegna P.C.7 tratti da Wikipedia.
Il P.C.7 rappresentava l'ultima evoluzione della serie di idrovolanti Piaggio, iniziata col P.C.1 . Progettato dall'ingegner Giovanni Pegna, adottava soluzioni tecniche molto innovative. Da fermo, il P.C.7 era assimilabile ad un idrovolante a scafo centrale, in quanto la funzione di galleggiamento era affidata alla fusoliera, provvista di due paratie stagne. In questa situazione, l'elica rimaneva in parte sommersa. Era presente una seconda piccola elica, posta nella parte terminale del velivolo, con la funzione di rendere possibili le manovre ed il decollo. Per i test, furono utilizzate numerose eliche. Di quella anteriore, tripala, ne furono ordinate tre a passo variabile, in acciaio, realizzate dalla Standard Steel. Altre tre eliche, in durallumionio e anch'esse tripala, furono realizzate dalla Caproni. Queste ultime adottavano tre differenti passi fissi. L'elica posteriore, a due pale ed a passo variabile, era anch'essa in duralluminio.
Sotto la fusoliera erano presenti tre alette, due nella parte anteriore, fra il muso e le ali, e una terza in posizione arretrata, vicino all'elica posteriore. Queste alette furono oggetto di intensi studi da parte di Pegna, che eseguì numerosi test con modelli in scala per giungere al disegno ideale. FIAT avrebbe dovuto fornire sia la trasmissione che il motore, quest'ultimo con una potenza di 1 000CV, ma si ritirò dal progetto. Si optò allora per un motore Isotta Fraschini, un V6 da 800 CV, che venne in seguito limitato a 2 600 giri/min. Il velivolo era di costruzione lignea, con un ampio uso del compensato. Oltre alla fusoliera, anche ali e alettoni erano a tenuta stagna.
La dinamica
Per effettuare il decollo, il pilota azionava l'elica posteriore. Raggiunta una determinata velocità, le alette sollevavano il velivolo, in maniera simile ad un aliscafo. A questo punto, il pilota azionava l'elica principale, che doveva fare staccare il P.C.7 dalla superficie dell'acqua. Nella fase di decollo, le frizioni , una per ogni elica, avevano un ruolo delicato. Lavoravano insieme, trasferendo gradualmente la potenza dall'elica posteriore a quella anteriore. Per l'ammaraggio, anche ad alta velocità, le alette avrebbero dovuto garantire una spinta positiva sufficiente ad evitare il ribaltamento.
I problemi tecnici e l'abbandono
Nel 1929 il pilota collaudatore Tommaso del Molin (medaglia d'argento al valore aeronautico) riuscì ad eseguire alcuni test, usando la sola elica posteriore. Il velivolo, in questa condizioni, aveva un comportamento simile ad un aliscafo. Le alette, che rimanevano sommerse, mantenevano il muso del P.C.7 sopra la superficie dell'acqua; pur non riuscendo mai, durante le prove effettuate, ad effettuare un vero decollo. La frizione che agiva sull'elica posteriore manifestò diversi problemi in fase di innesto, fra cui copiose perdite d'olio dentro la fusoliera. In queste situazioni, il motore perdeva potenza, e veniva a mancare la spinta sufficiente per mantenere sollevato il velivolo. I problemi tecnici, che non furono mai completamente risolti, portarono all'abbandono del progetto per la rescissione del contratto da parte della R. Aeronautica. Rescissione contemplata nel caso in cui il velivolo non avesse potuto essere costruito in tempo utile per le corse. La mancanza di tempo utile, per rimediare all'inconveniente meccanico, impedì che si potesse presentare efficiente il velivolo per la Coppa Schneinder di quell'anno, costringendo il progettista, suo malgrado, ad interrompere prematuramente le prove sul velivolo, interrompendo per sempre lo sviluppo dello stesso.
Pur scrivendo l'Ing. Pegna del proprio desiderio di continuare a sviluppare la sua creatura:
«Credo però di poter riprendere questo lavoro che tanto mi appassionò, ed anzi ho la più viva speranza di portarlo a termine e forse di tradurlo in una macchina d uso pratico, ... .»
(Giovanni Pegna da: Alcune idee sugli idrovolanti da corsa. publ.. in The Aeroplane 1931)
così non accadrà. Il prototipo rimarrà l'unico progetto di questo tipo mai realizzato dall'Ing.Pegna.
La Mostra
"IL PIU' VELOCE DEL MONDO".
Tratto dalla mostra svoltasi a Crema nel 2014
“Rapidità, rapidità, gioiosa vittoria sopra il triste peso, aerea febbre, sete di vento e di splendore, moltiplicato spirito nell'ossea mole, Rapidità, la prima nata dall'arco teso che si chiama Vita!”. Ricorriamo a Gabriele D'annunzio per introdurre al meglio Il più veloce del mondo, dal record di velocità agli aeropittori, la serie di eventi che dal 25 ottobre al 2 novembre si svolgeranno a
Crema ricordando Francesco Agello ed il suo inarrivabile record di velocità. Il record del mondo. Il 23 ottobre 1934 a bordo del Macchi MC-72, Agello ottiene il record mondiale di velocità per idrovolante con motore a pistoni, raggiungendo in volo i 709,209 km/h. In seguito a questo avvenimento la stampa nazionale e internazionale gli attribuisce l’appellativo “uomo più veloce del mondo”. Un record ancora oggi imbattuto, per gli idrovolanti con motore a pistoni, e comunque allora la massima velocità mai raggiunta dall'uomo . Francesco Agello, medaglia d’oro al valore, nato a Casalpusterlengo, ha vissuto nel cremasco dopo il matrimonio con Gianna Manenti celebrato nel Duomo di Crema. L’esposizione In occasione dell’ottantesimo anniversario del record, l'amministrazione comunale di Crema, in collaborazione con diverse associazioni, organizza un’esposizione che, partendo dall’impresa di Agello, affronta la storia della Coppa Schneider e del reparto di alta velocità di Desenzano del Garda rileggendo il mito della velocità nel ’900 sotto il profilo storico, artistico, e letterario.
Galleria immagini della Mostra "Il più veloce del mondo" a Crema nel 2014
Per l'evento furono creati anche un fumetto dedicato all'impresa di Alessandro Colonna e una cartolina con annullo primo giorno di emissione sul francobollo del 90° ann. dell'Aeronautica.
Il_pilota:_Francesco Agello
Su Francesco Agello e il suo record si è scritto tanto, ma volte bastano poche righe per defininirne il personaggio: a memoria dell'indiscusso asso del primato e del RAV , Reparto Alta Velocità di Desenzano, vorrei riportare questi brevi cenni su di lui redatti in occasione dell'80° anniversario del record:
L’uomo più veloce del mondo: l’80° anniversario del record di Francesco Agello 1934-2014
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